L’acido folico è una vitamina idrosolubile appartenente al gruppo B, conosciuto anche come vitamina B9. Si trova in alta quantità negli alimenti di origine vegetale; non a caso, infatti, il termine deriva dal latino “folium” in riferimento alle foglie verdi e larghe di alcuni vegetali che rappresentano le fonti principali di questa importante vitamina.
L’organismo ha sempre bisogno di acido folico, ma è in gravidanza che il suo fabbisogno aumenta considerevolmente tanto che, a volte, il suo apporto attraverso la dieta alimentare può risultare insufficiente. La sua presenza è fondamentale non solo per la salute della futura mamma, ma anche e soprattutto per quella del nascituro.
A cosa serve l’acido folico in gravidanza
In generale, l’acido folico contribuisce alla moltiplicazione di tutte le cellule presenti nell’organismo, in particolare durante i primi mesi di sviluppo del feto. In caso di una sua carenza a risentirne maggiormente è il tubo neurale, il che potrebbe comportare gravi malformazioni al bambino come la spina bifida (un difetto che causa la mancata chiusura di una o più vertebre).
Inoltre, scarse quantità di acido folico possono provocare altre malformazioni congenite, quali cardiopatie, labiopalatoschisi (labbro leporino), difetti del tratto urinario, ipoagenesie degli arti.
Ecco perché è fondamentale assumere la giusta quantità di acido folico prima, durante e dopo la gravidanza (a maggior ragione se si intende procedere con l’allattamento materno).
A prescindere, poi, dall’età e dal sesso, la vitamina B9 rimane comunque necessaria per garantire un corretto funzionamento del sistema nervoso e un’ottimale efficienza degli organi sessuali (l’acido folico, infatti, è un valido supporto per la fertilità sia maschile, che femminile).
Come assumere acido folico in gravidanza: il corretto fabbisogno
Fermo restando che l’acido folico è importante per chiunque e a qualunque età, bisogna sottolineare che il fabbisogno di questa vitamina delle donne che intendono diventare mamme cresce notevolmente: devono assumere, infatti, almeno 0,4 mg di acido folico al giorno attraverso appositi integratori alimentari, da accompagnare a una dieta sana ed equilibrata che comprenda alimenti indicati.
L’assunzione di integratori alimentari a base di acido folico dovrebbe iniziare almeno un mese prima dall’inizio della gravidanza (quindi prima del concepimento); solo così, infatti, sarà possibile soddisfare appieno il fabbisogno della futura mamma durante tutta la gravidanza. Successivamente, l’integrazione di acido folico non deve essere assolutamente interrotta, anzi: nel corso dei 9 mesi di gestazione è necessario assumere circa 0,6 mg di vitamina B9 al giorno.
Secondo le raccomandazioni e i consigli del Ministero della Salute, bisogna proseguire l’apporto di 0,4 mg di acido folico al giorno almeno fino alla fine del terzo mese di gravidanza, senza dover per forza arrivare a 0,6 mg.
Dopo il parto, il fabbisogno torna a crescere fino a 0,5 mg nel caso in cui la neomamma decidesse di allattare il proprio figlio al seno. Di conseguenza, l’acido folico assunto tramite integratori alimentari andrà a colmare quello trasferito al neonato con il latte materno.
Gli integratori alimentari a base di acido folico devono essere concordati con il proprio medico, così come la dose da assumere quotidianamente. Possono esserci dei casi, infatti, anomali che richiedono una dose maggiore o minore e, per evitare spiacevoli effetti collaterali, il parere e il supporto di un esperto sono indispensabili.
Al contempo, le future mamme e le neomamme possono adottare una dieta bilanciata, contraddistinta da alimenti ricchi di acido folico per incrementare l’apporto giornaliero:
- legumi;
- agrumi;
- kiwi, fragole e frutta secca;
- carciofi, asparagi, cavolini di Bruxelles, broccoli, lattuga, spinaci, pomodori, cavolfiori e tutti i vegetali a foglia larga;
- lievito di birra, germe di grano, cereali in generale;
- uova;
- formaggi.
Tra gli alimenti, invece, ricchi di acido folico ma caldamente sconsigliati in gravidanza rientrano il fegato e le frattaglie, che potrebbero rivelarsi dannose per la salute del nascituro.
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