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- regolarizzare la normale fertilità;
- incentivare la regolare spermatogenesi;
- migliorare il metabolismo energetico.
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Diventare genitori è un grande passo sia per le donne, che per gli uomini. In caso di difficoltà nella procreazione o, semplicemente, per predisporre al meglio l’organismo, CuraFacile seleziona i migliori integratori alimentari per fertilità maschile: realizzati con formulazioni appositamente studiate, costituiscono un valido aiuto grazie a ingredienti spesso naturali che incentivano la regolare spermatogenesi e donano un supporto in caso di infertilità.
Integratori alimentari per fertilità maschile: composizione, come funzionano e a cosa servono
Diventare genitori, per alcune coppie, può essere un percorso lungo e difficile: le cause possono essere diverse e, in alcuni casi, si possono ricondurre all’infertilità maschile. Quest’ultima può essere migliorata e incentivata attraverso terapie mediche mirate e l’assunzione di integratori alimentari a base di:
- Zinco: si trova in grande quantità all’interno della prostata e, quindi, nel liquido seminale. Qui si occupa dello sviluppa e della normale funzionalità degli spermatozoi. L’aumento della sua concentrazione, quindi, influisce positivamente sulla buona qualità del liquido stesso;
- Selenio: si rivela un valido supporto per la normale spermatogenesi e, al contempo, protegge le cellule dallo stress ossidativo;
- N-acetilcisteina e Arginina: entrambe hanno la capacità di contribuire alla motilità e alla mobilità degli spermatozoi e a diminuirne le forme anomale;
- Myo-inositolo: si trova naturalmente nell’apparato produttivo maschile e, integrarlo per circa 3 mesi, aumenta la motilità e la concentrazione degli spermatozoi;
- Vitamina D: dato che stimola la produzione degli steroidi, negli utili si rivela funzionale per l’aumento del livello di testosterone e della percentuale di spermatozoi normali e mobili;
- Vitamina E: influisce in modo positivo sulla motilità degli spermatozoi;
- L-carnitina: migliora la concentrazione degli spermatozoi e la qualità dello sperma, aumentando la possibilità di concepimento;
- Tribulus terrestris: si tratta di una pianta afrodisiaca in grado di sopperire a eventuali carenze ormonali sia negli uomini, che nelle donne;
- Astragalo: migliora la qualità del liquido seminale e sulla motilità degli spermatozoi, oltre ad avere un’azione antiossidante;
- Coenzima Q10: assumerlo per almeno 3 mesi migliora di gran lunga la fertilità maschile.
Cos’è l’infertilità maschile
Per infertilità maschile si intende una ridotta capacità riproduttiva da parte dell’uomo, causata o da un’insufficiente produzione di spermatozoi, o da anomalie nella qualità degli stessi.
L’infertilità di una coppia viene accertata dopo un anno di rapporti sessuali senza protezione che non hanno portato ad alcuna gravidanza. Si parla di infertilità primaria nel caso in cui un uomo non sia riuscito a indurre alcuna gravidanza, e di infertilità secondaria quando, invece, l’uomo è stato precedentemente in grado di farlo.
Infertilità e sterilità non sono la stessa cosa: quest’ultima, infatti, comporta l’assenza totale (e quindi l’azoospermia) o una grave insufficienza (cripto-azoospermia) di spermatozoi nel liquido seminale, mancata eiaculazione (aspermia) o morte degli spermatozoi (necrozoospermia). In ogni caso, l’assenza di spermatozoi nel liquido seminale o la mancata eiaculazione non impediscono la presenza di spermatozoi vitali che possono essere comunque utilizzati per il concepimento.
Principali cause dell’infertilità maschile
Le cause dell’infertilità maschile possono essere di varia natura e, ancora oggi, la ricerca scientifica sta indagando su quelle più oscure e sconosciute, come quelle legate a fattori genetici.
Generalmente, le cause principali sono:
- cause genetiche: quando si ha una produzione limitata di spermatozoi;
- criptorchidismo: prevede la mancata discesa dei testicoli nella loro sede durante il primo anno di vita. Questo stato può essere corretto chirurgicamente, ma i testicoli presenteranno sempre una funzionalità ridotta;
- infezioni uro-seminali: gli spermatozoi, la prostata, i canali e le vescicole seminali possono essere danneggiati da stati infiammatori e infettivi a carico di vie seminali, che comportano la presenza di germi e globuli bianchi;
- febbre: può causare un’incapacità produttiva dai 60 ai 180 giorni;
- fonti di calore: abiti eccessivamente aderenti possono aumentare le temperature nelle zone genitali e influenzarne negativamente la fertilità;
- epididimite: si tratta di un’infiammazione acuta o cronica dell’epididimo, cioè un organo posizionato dietro al testicolo e incaricato di produrre il liquido seminale;
- varicocele: consiste in una dilatazione delle vene testicolari, che puà coinvolgere il testicolo sinistro e danneggiare il DNA degli spermatozoi;
- anticorpi antispermatozoi: riducono la fertilità degli spermatozoi e possono ostacolarne il passaggio nelle vie genitali femminili;
- disfunzione erettile: causano il 5% dei casi di infertilità maschile;
- malattie sessualmente trasmissibili: come il papillomavirus, la sifilide, la gonorrea e la clamidia;
- farmaci: possono causare infertilità maschile farmaci antitumorali e quelli indicati per il trattamento di ipertensione o colesterolo alto;
- trattamenti chirurgici: quelli a carico di apparato genito-urinario, ernie inguinali o demolitivi possono influire in modo irreversibile la capacità riproduttiva maschile;
- traumi e torsioni testicolari: incidono sulla normale funzionalità degli stessi;
- stile di vita errato: il fumo danneggia il DNA degli spermatozoi e ne riduce il numero, ma influiscono anche sedentarietà, sovrappeso, cattiva alimentazione e consumo di alcolici e droghe.
Infertilità maschile: sintomi e trattamento
Le cause che comportano l’infertilità maschile, solitamente, sono asintomatiche. Fanno eccezione il varicocele, che può causare qualche fastidio allo scroto e le infiammazioni dei canali uroseminali, che a volte comportano bruciore urinario e durante l’eiaculazione, oltre che urgenza nella minzione.
Quasi il 30% dei casi di infertilità maschile non ha una causa specifica e di conseguenza, non è possibile individuare una terapia che possa migliorarne le condizioni. I trattamenti si rivelano efficaci in caso di infezioni sintomatiche o asintomatiche a carico dell’apparato riproduttivo e prevedono l’assunzione di antinfiammatori e antibiotici.
Se si ha a che fare, invece, con l’ipogonadismo ipogonadotropo, cioè il deficit di alcuni ormoni, allora si può ricorrere a una terapia a base di ormoni in modo da ripristinarne il giusto equilibrio.
Al contempo, può essere utile l’assunzione di integratori alimentari a base di Vitamina C, Vtamina E, Carnitina, Ccetilcarnitina e Coenzima Q10, tutti elementi in grado di migliorare le condizioni di infertilità meno gravi.
In presenza di varicocele, l’intervento chirurgico è la soluzione migliore, dato che permette il concepimento naturale entro i successivi 9 mesi. Di fronte a problematiche più serie, si può sempre ricorrere alle procedure di procreazione medicalmente assistita, come l’ICSI e la FIVET.